Il panorama Symphonic e Progressive Black Metal mi sorprende sempre più; dopo aver ascoltato Stefano Gargliarducci con la sua band “Wolfuneral”, oggi ho il piacere e l’onore di scoprire una nuova band dal potenziale decisamente invidiabile. Con questa premessa, colgo l’occasione per presentarvi una nuova one man band, questa volta di scuola Scandinava proveniente da Oslo, ovvero i The Nightstalker fondata da Steve Serpent Fabry e il nuovo full-lenght del progetto, “Against the Anesthetist”, con la partecipazione di Vannick Martin (Sercati) alla batteria. Si parte con un organo liturgico che tramanda forze oscure e angosciose, riff lenti e malinconici accompagnati da un growl in perfetto stile Cradle of Filth, ("Snow falls on Natural City") prosegue col solo organo protagonista e senza alcun’altro strumento, ma il tutto non sembra perdere di emozioni. Con “Strange World” si cambia registro, il brano esordisce con riff di chitarra acustica ed elettrica, ad essi segue un cantato sempre più angosciante che vuole esprimere i propri disagi verso il mondo; la tematica principale, infatti, è la solitudine e la mancanza di adattamento alla realtà circostante. Una chitarra elettrica senza controllo apre “Am I like Him” quella che, se dovessi scegliere, reputerei la miglior traccia dell’album. Le emozioni non calano, anzi, viene rincarata la dose con la batteria di Martin e il nuovo utilizzo dell’organo, le tematiche invece si focalizzano sulla religione e sulla filosofia, sulla presenza e non presenza di Dio. Con “Without News from Father” non cambiano le tematiche del songwriting, mentre a livello strutturale troviamo nuovamente riff di chitarra acustica sovrapposti a nuove sonorità distorte e ad un organo che trova sempre il suo spazio all’interno dell’opera. Proseguiamo con “Sad to see Again”, il copione non subisce variazioni strutturali; in questa traccia spicca il nome tanto acclamato di Lucifero e la solita guerra di religioni, i riff di chitarra distorta e acustica non sembrano comunque annoiare l’ascoltatore neanche a metà lavoro. Sesta traccia “If I have never Felt” esordisce con un buon accompagnamento di chitarra e tastiera, spiccano influenze Melodic Death Metal e la scuola Bathory; qui si trovano riferimenti alla guerra e alla distruzione, sinonimi di un mondo in continuo assedio. “Questions” e “Against the Anesthetist” esprimono un senso di “rassegnazione” dinnanzi ad una realtà sempre più buia e senza vie d’uscita, la parte strumentale non trascura le influenze Melodic Death già viste in precedenza e il tutto risulta essere sempre più efficace per l’ascoltatore. Le tracce finali “An Escape” e “Some Blood in the Snow” cambiano nuovamente di messaggio, troviamo cenni di reazione a questa triste realtà, il fine “eroico” di affrontare la guerra fino alla distruzione di sé stessi; il lavoro strumentale non cambia, ma è pur sempre affascinante, tutto sommato un album che mi è piaciuto. Complimenti alla band e all’etichetta “Neuflex Records” per l’ottima riuscita a livello sonoro del prodotto. Consiglio vivamente l’ascolto!
VOTO: 7/10
-Frost-
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