martedì 28 gennaio 2014

HAIDUK - SPELLBOOK

Sentiamo, migliori dischi Death Metal del 2013? Con molta probabilità mi risponderete “Hail of Bullets, Gorgotus, Immolation, ecc…”, e darvi torno non posso. E’ un peccato però che dischi come “Spellbook” degli Haiduk non vengano mai citati; forse perché svantaggiati, essendo più propensi and un Black/Death affogato nel Thrash Metal, ma vi garantisco che quest’album ha lo stesso effetto della cocaina, solo con una durata maggiormente estesa (e senza effetti collaterali). Ascoltando l’album qualcosa mi ha fatto scattare in mente la parola “Canada”, forse per le melodie e la tecnica adoperata dalla band; molti amanti del Death Metal conosceranno sicuramente la qualità della scena Death Canadese (vedi band come Cryptopsy, Quo Vadis, Ex Deo), ed infatti dietro al sipario del progetto troviamo un ragazzo Canadese, un certo Luca Milojica, unica mente degli Haiduk. Non vi stupirete quindi se vi dirò che “Spellbook” risulta comunque influenzato da contaminazioni Brutal, Technical e Melodeath, dovute soprattutto a certi riffing e schemi, che contribuiscono a far diventare gli Haiduk un progetto d’alta qualità. Ma in realtà il punto forte della band è un altro: è impossibile infatti non lasciarsi trasportare da tutto quel groove che ogni singolo brano possiede, veloce, violento, distruttivo, intenso e sballante. Un riffing veloce e gasante in backing ospita sopra di se una disimpegnante chitarra, che o completa in qualche modo il muro sonoro del riff su cui si poggia, o si destreggia saggiamente in tecnicismi non troppo esagerati e di buon gusto. Il tutto chiaramente viene pompato a dovere dal basso e sorretto da quella mitragliatrice della drum-machine (eccellentemente programmata), che getta le fondamenta del muro sonoro, di cui “Spellbook” può altamente godere. In quanto ad influenze mi sono trovato un po’ in difficoltà, ma nonostante ciò, il disco risulta un mix di Bolt Throwere, Melechesh e Kataklysm; la produzione è eccellente, pulita ed energetica -e pensare che è pure un’autoproduzione!-.  Ultima nota: i testi sono essenziali, questo probabilmente perché il disco vuol essere prevalentemente strumentale, dato che ogni brano contiene solo una strofa cantata in growl, lasciando molto in risalto la base, già ottima di per sé. Un disco adrenalinico e pieno di energia che riuscirà a sorprendere per qualità, sicuramente tra i cento migliori album Death Metal del 2013. Se da un canto il tiro e l’energia sono abbondanti, bisogna anche star attenti a non stufare e far pesare troppo il disco; tienilo bene a mente, Luca.

VOTO: 8/10
-SADIK-



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