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Diretto e concreto, alieno tanto dalla sperimentazione senza limiti quanto dagli schemi DSBM tradizionali, "Austere Labyrinth" rappresenta la più significativa svolta stilistica del progetto Förtvivlan, la concretizzazione di una ricerca espressiva conciliata con l'intelligenza nel comporre. La strada della depressione li porta ad un bisogno di novità ed avanguardia, allontanandosi sia dalla pesantezza old school di "Failure. Depression. Suicide", sia dai cliché Post/Gaze contemporanei: accantonati synth e acustiche, gli olandesi optano per la violenza esplicita di Happy Days e Lifelover, palesandone le influenze, specie in certe tracce. I primi sono infatti emulati nella title track "Austere Labirinth", specchio di "Abigail", i secondi in "Empty Echoes", proseguimento del classico del Depressive svedese "Mental Center Dialogue". Le basi tecniche e l'esperienza sia musicale sia empirica contribuiscono al parto di un lavoro apprezzabile e coinvolgente, che produce una piccola rivoluzione nel DSBM: brani lunghi tre-quattro minuti invece degli otto-dieci tradizionali! I Förtvivlan propongono quindi un Depressive ermetico, fresco, brillante; una sveglia nel mondo del Metal, attualmente troppo debole per essere sentita, relegata nell'ambiente underground, che pure farebbe bene alle centinaia di gruppi che continuano a sfornare, nel vero senso del termine, copie di 'Det Som Engang Var', magari truccate con qualche filtro low-fi che farebbe storcere il naso anche al più incallito utente di Instagram. Non si può certo dire che Austere Labyrinth sia il capolavoro del secolo, che gli studenti futuristici di Asimov studierebbero sui loro libri elettronici, anzi: la definizione di capolavoro, che nei tardi novanta sarebbe stata d'obbligo, oggi si trova soffocata da un pesante anacronismo e una common law del Metal moderno che non ammette compromessi: da un lato, schemi vecchi di secoli, dall'altro, crossover tirati allo spasmo.
VOTO: 7/10
-Mørke-
Ascolto
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