lunedì 18 novembre 2013

INTERVISTA AI SECRETPATH (PAOLO "THE VOICES" FERRANTE)


Ciao Paolo! Benvenuto tra le nostre pagine, innanzitutto auguri, visto che oggi (28/8/2013) compi gli anni.

(Paolo “The Voices” Ferrante): Grazie! Non avevo mai ricevuto gli auguri tramite intervista e quindi questa me la ricorderò proprio!

Iniziamo subito: poco tempo fa, ahimé, il vostro bassista è stato costretto a staccarsi. Questo perché?


(Paolo “The Voices” Ferrante): Per impegni di lavoro. Sia chiaro, non ci ha piantati: il fatto che lui cercasse lavoro all’estero era noto a tutti noi sin dall’inizio, così come il fatto che lui avesse le giuste credenziali per ottenerlo. Forse non ci aspettavamo che sarebbe successo così presto... La notizia ci ha reso felici - da amici - perché lavorare all’estero è da sempre stato un suo obiettivo ed anche tristi - da compagni di gruppo - per aver perso il grande apporto che lui dava alla band in termini umani e musicali.


Parliamo un po’ di “Wanderer and the Choice” ora. Come mai la scelta di combinare e rifare i vecchi brani contenuti nei due demo precedenti “The Choice” e “Wanderer”? (Anche se mancherebbe all’appello “I Hear the Voices”)

(Paolo “The Voices” Ferrante): Quella scelta l’avevamo già fatta ancor prima di ricevere l’offerta della Art Gates Records, i due demo sono stati creati concettualmente in modo da essere compatibili... questa compatibilità si rispecchia anche nel sound. Una curiosità è appunto che l’arpeggio finale del demo “The Choice” (2010) è l’arpeggio iniziale del demo “Wanderer” (2011); quel maledetto Pierluigi aveva previsto tutto componendo i pezzi dal 2010! Quei pezzi sono stati modificati, riarrangiati e registrati nuovamente con un sound diverso per rispecchiare la naturale evoluzione del gruppo.“I Hear the Voices!” è un pezzo che si stacca leggermente dal resto invece, farà parte del prossimo lavoro infatti e sarà affiancato da molti altri pezzi accomunati dal concept della follia, presente sia nelle tematiche e sia nella musica.

Come mai avete preferito togliere brutalità e violenza ai brani? Noto che la chitarra e il basso sono mutati. E secondo me l’avete fatto per distinguervi un po’ dalla massa, ma forse è un’ipotesi un po’ azzardata, che ne dici?


(Paolo “The Voices” Ferrante): Non c’è mai stata una deliberata intenzione di diminuire la violenza ai brani, anzi semmai l’idea era proprio quella di far risaltare le parti violente proprio affiancandole a delle parti più leggere: una violenza statica dall’inizio alla fine di un album rischia di renderlo noioso... dopo due o tre pezzi il blast-beat non lo senti davvero più! Per quanto riguarda la chitarra si tratta più che altro di una scelta di sound, so che Pierluigi aveva l’intenzione di trovare un suono più rock che Metal, per esigenze stilistiche penso, cercava un suono agile e capace di risaltare sia le parti pesanti che quelle leggere e di dar maggiore risalto alla sua tecnica esecutiva. Per quanto riguarda il basso, invece, Domenico ha un background in cui il Metal è solo una piccola componente, sapevamo che il suo sound non sarebbe stato propriamente “Metal”... ma se è per questo non lo è nemmeno il sound dei Secretpath! La nostra musica non è esattamente sperimentale, non suoniamo per “distinguerci” a tutti i costi (anche perché spesso in quei casi il risultato è quello di proporre delle cose davvero incomprensibili e troppo “forzate”), al contrario cerchiamo di esprimere la nostra personalità costruendo un sound originale ma stando sempre attenti a rimanere comprensibili: l’obiettivo, del resto, è la comunicazione e dunque bisogna rimanere comprensibili.

Il basso segue linee più Jazz/Funky, il perché questa scelta? Pensate che sia una cosa equilibrata verso il resto?


(Paolo “The Voices” Ferrante): Il risultato ci è piaciuto molto, sì. Pierluigi è un chitarrista molto melodico, io sono un cantante molto melodico e dunque spesso accadeva che Francesco “Storm” Borrelli diventava un batterista melodico di conseguenza. Domenico ha dato ai Secretpath un po’ di groove ed un maggiore spessore alla sezione ritmica che ha aiutato Francesco non poco a ritagliare degli spazi maggiori per la batteria che non fossero meramente funzionali alla melodia.

C’è molta tecnica da parte della chitarra, e spesso viene messa in risalto. Riusciresti 
un po’ a parlarmi del chitarrista/parti della chitarra?

(Paolo “The Voices” Ferrante): Il chitarrista, Pierluigi “Aries” Ammirata, è un insegnante di chitarra, il fondatore del gruppo e tutti i pezzi partono dai suoi riff, spesso scrive anche dei testi e comunque è la principale fonte di ispirazione per quanto riguarda i concept. La tecnica della chitarra si mette in risalto da sola... i pezzi non sono stati creati per permettergli di dare sfoggio delle sue abilità, anzi si può dire che spesso è la voce ad essere un po’ troppo predominante rispetto al resto, ma quella di dare maggior rilievo alla voce è una scelta abbastanza classica nella musica. Compone i pezzi usando la chitarra classica, questo per la formazione dovuta agli studi classici per i quali ha conseguito un diploma al conservatorio, tutto ciò ha influenzato fortemente il modo di comporre, ovviamente, ed anche la tecnica esecutiva. Ora usa principalmente la tecnica dell’hybrid picking, che consiste nell’usare plettro e dita nello stesso tempo: quindi si ha plettrata ed arpeggio contemporaneamente... rendendo inutile un secondo chitarrista! 

Parliamo un po’ della stilistica. Sicuramente la proposta ha un forte sapore moderno, e di band come la vostra (Technical Melodic Death Metal/Black Metal) con infiltrazioni Progressive, Gothic Metal e di Musica Classica se ne trovano ben poche. Come è venuta quest’ idea?


(Paolo “The Voices” Ferrante): Solitamente quando si crea un gruppo ci si chiede: “Che genere vogliamo fare?”, non porsi questa domanda ha aperto le porte a tutte le influenze che avevano i membri formazione iniziale: ognuno ha portato il suo e poi si è cercato di amalgamare bene il tutto creando un sound nostro. Con “The Choice” le idee iniziavano a delinearsi, con “Wanderer” erano già più mature indubbiamente. Quindi, ottenere questo sound, più che una scelta è stata una conseguenza. 

E che mi dici riguardo alla decisione della voce pulita/lirica?


(Paolo “The Voices” Ferrante): Sembrerà strano ma non è stata una scelta mia! Non inizialmente... E’ stata un’idea di Pierluigi che, avendo saputo che canto anche in clean ed ho una leggera predisposizione per la lirica, mi ha chiesto di provare ad inserire queste cose nella nostra musica. All’inizio mi sembrava strano, odiavo le voci pulite nel Metal estremo, ma poi ci ho fatto l’orecchio e sono finito ad apprezzarle davvero molto: insomma permettono di allargare molto di più il range di espressività. Pensiamo alle varie tecniche come ai colori della tavolozza di un artista: puoi decidere di fare un dipinto eccellente con un solo colore, o puoi fare un dipinto eccellente usandone tanti; allo stesso modo si può cantare, usando solo una tecnica o tante. Il mio obiettivo è quello di usare quante più tecniche possibili, essere sempre originale, mai noioso o prevedibile; allo stesso tempo di indurre l’ascoltatore, a seconda della tecnica usata, a provare differenti stati d’animo. Insomma la noia e la banalità sono le cose che più cerco di evitare, per questo ci sono addirittura tecniche che ho usato solo in una breve parte di un solo pezzo... si può dire che ogni clean dell’album abbia timbri diversi.



Parliamo un po’ delle tue prestazioni vocali. Come è iniziata la tua passione per il canto?


(Paolo “The Voices” Ferrante): Per farla breve da piccolo ho cantato, controvoglia, al coro di una chiesa... scoprendo di avere una voce scura e di essere intonato; ho continuato nel tempo e poi ho iniziato a cercare di imitare alcuni cantanti Rock/Metal. Col tempo è arrivata la passione per il Metal e quindi ho iniziato a tentare di capire come si fa a cantare in scream o growl ascoltando dei CD allo stereo: Death, Cannibal Corpse, Suffocation, Immortal, Darkthrone ed altri pilastri. Successivamente mi sono imbattuto in gruppi di Technical Metal quali Cryptopsy o Psycroptic (il loro secondo album lo cantavo a memoria e lo adoro! Penso sia stato il cantante che mi ha formato maggiormente) e quindi ho cominciato ad imitare loro, sempre cantando con lo stereo al massimo in sottofondo. Autodidatta al massimo quindi, ho scoperto di poter sperimentare con la voce e ne ho preso sempre più coscienza.

Quanto tempo hai impiegato ad arrivare a questo livello, piuttosto alto?


(Paolo “The Voices” Ferrante): La fase in cui ascoltavo ed imitavo cantanti Metal estremo è iniziata a 16 anni circa dunque, avendone compiuti 26, direi che siamo sui 10 anni. Ma c’è da dire che all’inizio andavo davvero alla cieca, perdendo la voce dopo soli 10min, cercando di capire come si fanno determinate cose solo a tentativi... insomma alla fine quello che conta è la determinazione e la passione: non ricordo quante volte ho pensato di essere negato e che avrei fatto meglio a rinunciare!

Nella recensione mi pare di aver detto che la tua voce o si ama o si odia, a causa della timbrica piuttosto personale, sia nei guttural che negli scream. Puoi esser d’accordo con questa mia affermazione?


(Paolo “The Voices” Ferrante): Il fatto è proprio che preferisco tenermi fuori da qualsiasi classificazione, questo mi da la possibilità di spaziare davvero in qualsiasi genere e stile... per questo penso di poter dire che la mia voce spesso si ama E si odia: ci sono davvero tante cose e quindi alcune possono piacere ed altre no. 

Vedo che nel disco hai toccato molte stilistiche vocali: dal growl gutturale allo scream, dal pulito alla lirica, fino ad arrivare ad una tecnica orientale che tu stesso mi hai descritto in una piacevole conversazione. Come ti è venuta quest’idea? E’ stato facile adattarla?


(Paolo “The Voices” Ferrante): Sì, quella tecnica è il Kargyraa: molto particolare e sicuramente “esotica” per noi europei! Il fatto è che per le voci clean uso le corde vocali, per le voci estreme uso le cosiddette “false corde” vocali; il Kargyraa è una tecnica che richiede l’utilizzo contemporaneo di entrambe, oltretutto anche sincronizzato, per ottenere l’effetto della diplofonia o quello della triplofonia... ce ne sono diversi tipi, io ho optato per uno grave, in linea con la mia voce. Non è stato per niente facile ma è proprio questo che riaccende la passione: il fatto di trovare sempre cose nuove da fare, di ammazzarmi di fatica provandoci e la gioia infinita appena noto i primi progressi e poi continuo a migliorare!

Ho avuto il piacere di leggere i testi delle vostre canzoni: sono frutto di un’esperienza personale o di un ragionamento?

(Paolo “The Voices” Ferrante): I testi sono stati scritti in prevalenza da Pierluigi e me, ce ne sono anche alcuni in cui hanno collaborato Domenico e Lisa Bilotti, la bassista della formazione iniziale. La sensibilità di ognuno di noi è stata ovviamente influenzata dalle nostre esperienze personali, quello che cerchiamo di fare con questi testi è rendere le nostre specifiche esperienze qualcosa di più generale, meno contestualizzato (ma neanche astratto!) in modo da essere fruibile da chiunque. Se ad esempio in un testo si descrive la sensazione di paura e si utilizzano delle metafore per esprimerla, è naturale che ciascuno di noi ha avuto paura nella sua vita: quindi noi scriviamo il testo pensando alle nostre esperienze ed il lettore lo legge e lo interpreta attingendo alle proprie di esperienze, è quello che vogliamo. Cerchiamo di evitare di dare una “morale” al testo, di sostenere una tesi piuttosto che un’altra, ci curiamo piuttosto di descrivere una situazione per come si presenta e sarà poi il lettore a tirare le sue conclusioni.

Quanta importanza hanno in tutto il disco?


(Paolo “The Voices” Ferrante): Hanno molta importanza, considerando che l’album è un concept e che quindi i testi sono importanti per entrare nel mood della musica, per viverla meglio, per dare maggiore significato a quello che si sente. Mettiamo molta cura anche nei testi, un pezzo non sarebbe “completo” con dei testi banali formati da frasi messe là giusto come riempitivo; il testo può aggiungere molto ad un pezzo se viene curato per bene, infatti nella grafica dell’album sono risaltati e ci teniamo sempre a che la gente segua i testi ascoltando i nostri pezzi.

Il nome: come è venuta quest’ idea? A cosa si riferisce?


(Paolo “The Voices” Ferrante): Si riferisce al concept, ovviamente, ed ha sia lo scopo di presentare il personaggio Wanderer, che è il viandante (mai citato nei testi) che vive in prima persona gli stati d’animo che si descrivono. La scelta, invece, rappresenta il concetto principale attorno al quale ruota l’intero album; è quel momento di autodeterminazione che dà la svolta a ciò che si racconta in molti testi, è il momento di inizio e di fine di qualsiasi racconto, è il momento in cui il protagonista cambia l’evolversi degli eventi... L’intero album descrive un viaggio, immaginario ovviamente e mai descritto, che porta Wanderer attraverso diversi stati d’animo, specialmente negativi, fin quando non riuscirà in qualche modo a “salvarsi” negli ultimi due pezzi.

Avete già scritto qualcosa per un prossimo ipotetico disco? Se sì, ci sarà qualche cambiamento?

(Paolo “The Voices” Ferrante): Ci sono già due pezzi pronti ed uno in lavorazione, le idee comunque sono già tante. Principalmente si tratterà di un concept in cui faremo viaggiare Wanderer in mezzo alla pazzia, il concept principale sarà appunto quello della follia nelle sue diverse forme: inutile dire che il mio apporto, per i testi, sarà fondamentale! A livello di sound, in generale, non prevedo forti cambiamenti ma è ancora troppo presto per dirlo; per quanto riguarda, invece, la composizione dei pezzi è inevitabile che la pazzia venga rispecchiata anche musicalmente, quindi ci saranno più contaminazioni musicali (sì, ancora di più rispetto alle attuali!), più cambi di tempo repentini, ed ovviamente anche più tecniche vocali!

Ti ringrazio per la disponibilità a noi concessa, onorato/i! Lascio a te gli ultimi saluti


(Paolo “The Voices” Ferrante): E’ sempre un piacere parlare della nostra musica, specialmente con qualcuno che dimostra di essere così interessato ed informato! Un ringraziamento a te e alla Sadik Underground per tutto il supporto, un ringraziamento ai lettori che hanno avuto la pazienza di arrivare fin qua!

Intervista a cura di -SADIK-



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