Forse quattro brani sono pochi per poter dare un giudizio completo su una band, ma cercherò di essere il più preciso possibile per rendervi al meglio l’idea. Il disco dei Metamorfosi in Viola, "Kairos", comincia con “Impressioni di settembre”, un brano che mette insieme energia, melodia e una lieve nota di malinconia; gli ottimi riff di chitarra, uniti ad una buona voce, vi trasporteranno fino all’ultimo secondo. La presenza di numerosi assoli è uno dei vantaggi del brano, ma non bisogna dimenticare il lavoro svolto alla batteria, che riesce ad essere davvero notevole. Dopo l’ottima partenza, però, bisogna che vi sia un’altra traccia che si mantenga sullo stesso livello, o che riesca ad essere superiore alla precedente, per farsi che l'impatto risulti incisivo. Ecco dunque “American Dreams”, leggermente più energica della precedente: il cantato è per metà in italiano e per metà inglese e si adatta perfettamente alla presenza di numerosi assoli ed a riff tipicamente Hard Rock/Alternative; comunque nel complesso il brano è molto valido. Se finora siete rimasti colpiti da questo stile tutto particolare, sappiate che non avete visto ancora nulla: la strumentale “Long Road” vi farà letteralmente innamorare dei suoi assoli accompagnati da una serie di riff in acustica; un’ottima unione di melodia e potenza. Anche l'ultimo e successivo pezzo è degno di nota, “Fragile”, anche se questo è più sperimentale e necessita di essere compreso a fondo: vi è l’influenza di diversi generi e forse il sound “cupo” potrebbe spiazzarvi. Un plauso anche al tastierista, che interviene sempre nei momenti più opportuni e al bassista, che ha fornito un buon contributo. I Metamorfosi in Viola meritano certamente di essere ascoltati e, a parere del sottoscritto, sono tra i più innovativi della scena underground italiana.
VOTO: 7/10
-MasterEvil-
Oddio
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