Tradurre in musica l'universo tolkeniano non è un'idea nuova: con il numero di brani di musica metal basati su Il Silmarillion, Il Signore degli Anelli e i vari Racconti, si potrebbe produrre una discografia più corposa di quella targata Iron Maiden. J.R.R. Tolkien è, a conti fatti, l'autore letterario più citato nella storia del Power Metal e grazie alla cui opera sono stati prodotti capolavori riconosciuti. Tutti i fan dei Blind Guardian possono ben citare, in merito, Nightfall in Middle Earth (uno dei più bei dischi dei Bardi di Krefeld e, in assoluto, del genere), incentrato sulla "Bibbia" dell'opera dello scrittore inglese, Il Silmarillion. Gli italiani Ainur -una vera e propria orchestra Rock, composta di non meno di sedici elementi con tanto di archi, corno e flauto, alla stregua dei tedeschi Haggard- hanno deciso di non essere da meno. Legandosi musicalmente al sottovalutato "Concerning the Quest", "The Bearer and the Ring" dei cileni Barroquejon, che narra le avventure de Il Signore degli Anelli, la band si dedica da anni alla trasposizione in chiave Rock/Metal della cosmogonia tolkeniana in tutti i suoi aspetti, con il manifesto obiettivo (alquanto ambizioso e azzardato) di ricreare le molteplici e complesse atmosfere dei libri -in particolare de Il Silmarillion-. Obiettivo che, mi duole dirlo, gli Ainur non sono mai riusciti a raggiungere appieno, penalizzati dalla discutibile scelta di inserire elementi Progressive e da una composizione a tratti miope (a scapito dei testi, belli e ben curati). Nel 2009, la band pubblica il terzo disco, "Lay of Leithian" (che è, a onor del vero, un album di tutto rispetto), dove, a differenza dei due lavori precedenti, gli elementi Progressive vengono parzialmente abbandonati. A distanza di quattro anni, nel 2013, gli Ainur decidono di celebrare la propria opera e rilasciano "The Lost Tales", una raccolta dei loro brani storici in versione acustica (accompagnati da tre pezzi inediti: "Eriol", "Yavanna" e "Lorien"). I Best Of -perché di questo si tratta- lasciano un po' il tempo che trovano, è risaputo. "The Lost Tales" è ben registrato e curato in ogni dettaglio; l'esecuzione dei singoli musicisti è encomiabile. Tutto ciò, però, non basta. L'album -ed è il difetto d'origine degli Ainur- non incide. I brani sono gradevoli, ma poco significativi e non sono assolutamente in grado di rendere le atmosfere tolkeniane. Ad eccezione della opener "Eriol", davvero bella ed evocativa, il resto del disco scorre indistintamente senza lasciare traccia del suo passaggio, come l'acqua di un fiume (non gli impetuosi flutti del Teiglin, dove la bella Nienor perde la vita, ma il placido fluire di un fiumiciattolo della Contea). Potrà sembrare un giudizio impietoso; ma, d'altronde, a un obiettivo alto corrispondono alte aspettative e il rumore di una montagna che crolla è sempre il più fragoroso. Su questo tema, concludo con una citazione del Conte Dooku, personaggio della saga Star Wars: "A doppia superbia, doppia caduta".
VOTO: 5,5/10
-Maglor-
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