Il tour europeo di inizio 2014 più atteso in Europa, niente di più. Così si potrebbe definire in poche parole l'”European Conspiracy Tour” ad opera degli americani Immolation, mostri sacri del Death Metal americano, per promuovere quel “Kindgom of Conspiracy” uscito verso gli inizi del 2013, che per l'occasione si portano appresso i meno conosciuti Broken Hope, di ritorno sulle scene con il discreto “Omen of Disease” dopo un silenzio durato 12 anni. Non potevo perdermi di certo un concerto così importante, specie se una delle tappe del tour era nientemeno che il Traffic Club di Roma e che avrebbero suonato il giorno dopo il mio compleanno, così sono riuscito dopo vari intoppi a recarmi sul luogo del massacro insieme a due compagni di ventura, desideroso di gustarmi questo regalo di compleanno e un bel bagno di sangue che sarebbe scaturito dai vari mosh della serata. Ebbene il sangue c'è stato, solo in una maniera leggermente diversa da come me lo sarei aspettato, ma questo lo spiegherò più avanti. Ed ora direi di cominciare con il reportage vero e proprio.
EUFOBIA + SWEETEST DEVILRY (Spalla)
Arrivati al Traffic verso le 19:00 ed aver pagato l'accesso, io, Hany e Cristiana ci siamo subito rintanati dentro il locale, notando come non vi fosse ancora parecchia gente ad occupare lo spazio del palco. Spendiamo un po' di tempo a frugare nella bancarella dei dischi in cerca di qualcosa di interessante, per poi avvicinarci subito sul palco ed occupare le prime file quando iniziano a suonare gli Eufobia, quartetto bulgaro dedito ad un Death/Thrash semplice ma funzionale, con l'utilizzo di due voci (rispettivamente del bassista e del chitarrista). Il loro show si è rivelato piacevole e divertente, nonostante le canzoni mi siano sembrate tutte un po' simili tra loro ed il chitarrista abbia sbagliato più di un bending durante l'esecuzione degli assoli (probabilmente dovuto al fatto che scuotesse la testa mentre li suonava). Dopo questo primo antipasto usciamo qualche istante fuori e parliamo con un po' di persone e prendiamo aria, per poi tornare subito dentro ed accaparrarmi, insieme al mio amico Hany, una delle magliette dell'”European Conspiracy Tour”. Torniamo vicino al palco e vediamo il secondo gruppo emergente, i francesi Sweetest Devilry, prepararsi per il loro momento finché la sala si fa decisamente meno vuota rispetto a prima ed il secondo concerto comincia. Anche loro suonano Death/Thrash, solo molto più tecnico e con alcuni sprazzi Hardcore, e lo spettacolo è stato decisamente migliore rispetto a quelli degli Eufobia, anche solo per il fatto che le canzoni fossero molto più varie in termini di struttura e ritmo. Prima di questi due gruppi avrebbero dovuto suonare i Sudden Death, band romana di stampo Brutal Death Metal, ma un grave lutto familiare al loro batterista li ha costretti ad annullare tutte le date di supporto. Un vero peccato, conoscendo il loro chitarrista e cantante mi sarebbe piaciuto poterli finalmente vedere in live. Riusciamo nuovamente fuori a prendere aria e a tirare qualche giudizio sulle due band quando si fanno le 10:00 e tutti rientrano dentro, pronti per il primo piatto forte della serata, i Broken Hope.
BROKEN HOPE
Vorrei dire molte più cose su questa parte di serata, ma l'inaspettato evento accadutomi ieri sera mi impedisce di fare ciò a riguardo. I Broken Hope iniziano niente di meno che con “Womb of Horrors” e il massacro inizia: i suoni si rivelano subito essere ben regolati e Damian Leski si rivela subito un frontman dotato ed un cantante validissimo, che in live da il meglio di se rispetto allo studio. Mi intrufolo subito nelle prime pogate fino alla terza canzone della scaletta, “The Docking Dead”, quando avviene l'imprevisto: stando in prima faccio un headbanging sfrenato fin troppo vicino ad una delle casse spia sul palco e do una tempiata micidiale precisamente sullo spigolo. Il sangue non tarda subito ad uscire in gran quantità e insieme ad Hany mi dirigo subito in bagno a cercare di tamponare la ferita in qualche modo. Il barista mi da una mano a medicarmi non appena il sangue si ferma, fasciandomi la testa e chiedendomi se sto bene. Annuisco e ritorno in sala, dopo quei venti minuti di concerto persi a causa dell'incidente, quando i Broken continuano con “Gorehog”. Decido di godere il concerto restandomene lì senza partecipare ai restanti mosh che continuano a imperversare. In generale, il concerto è stato assolutamente impeccabile: la nuova formazione, capitanata dal chitarrista Jeremy Wagner e dal bassista Shaun Glass, si è dimostrata degna di avere le qualità giuste per poter sostenere il pesante fardello che il nome comporta. Ottimi, come già detto prima, il volume dei suoni e la presenza scenica dei cinque nonché la scaletta, alternando efficacemente i brani storici del passato con quelli dell'ultimo album.
IMMOLATION
Dopo essere nuovamente usciti dal locale, aver constatato il fatto che io stessi bene dopo l'incidente ed aver fatto qualche foto con i membri dei Broken Hope (annesso pure un piacevole dialogo con il chitarrista Chuck Wepfer), torniamo immediatamente in sala, vediamo il batterista Steve Shalaty sistemare la batteria e attendiamo fin quando non si presenta per primo Ross Dolan, seguito da Bill Taylor e Rob Vigna. Il concerto parte subito alla grande con la micidiale “Kingdom of Conspiracy” e la sala si scatena in una frazione di secondo, per poi continuare con un'altra title track, “Majesty And Decay” e così via, con poche pause tra una canzone e l'altra. Rimanendo in prima fila (come al solito non sono mai mancati i classici tizi con la birra in circolo che spintonano senza motivo come a cercare costantemente rogne) mi sono goduto meglio la presenza scenica del quartetto: Ross Dolan era scatenato e Rob Vigna si perdeva in gesti meccanici e per certi versi molto goffi mentre dava le plettrate sulla chitarra, mentre invece Taylor se n'è rimasto quasi immobile, scuotendo la testa di tanto in tanto. Nella scaletta è stato un piacere ascoltare perfino una delle tracce più vecchie della band, “Desponent Souls” (direttamente dal loro primo album) ed addirittura due riprese dal loro EP “Providence” (“What They Bring” e la title track) e un po' di dispiacere nel non trovare in mezzo canzoni a me care come “Keep the Silence”, “Illumination” o “Breathing The Dark”, ma non posso lamentarmi più di tanto. E' stata comunque molto equilibrata tra tracce nuove con quelle più vecchie. Infine vi sono stati i saluti e tutti se ne sono tornati a casa.
In generale da questa serata si è potuto constatare come i Broken Hope abbiano dissipitato ogni dubbio sul loro ritorno alle scene, mentre gli Immolation sono ancora oggi una vera e propria garanzia per ogni amante del Death Metal. Nel caso in futuro abbiate la possibilità di vederli dal vivo fatelo senza pensarci due volte; non ve ne pentirete.
EUFOBIA + SWEETEST DEVILRY (Spalla)
Arrivati al Traffic verso le 19:00 ed aver pagato l'accesso, io, Hany e Cristiana ci siamo subito rintanati dentro il locale, notando come non vi fosse ancora parecchia gente ad occupare lo spazio del palco. Spendiamo un po' di tempo a frugare nella bancarella dei dischi in cerca di qualcosa di interessante, per poi avvicinarci subito sul palco ed occupare le prime file quando iniziano a suonare gli Eufobia, quartetto bulgaro dedito ad un Death/Thrash semplice ma funzionale, con l'utilizzo di due voci (rispettivamente del bassista e del chitarrista). Il loro show si è rivelato piacevole e divertente, nonostante le canzoni mi siano sembrate tutte un po' simili tra loro ed il chitarrista abbia sbagliato più di un bending durante l'esecuzione degli assoli (probabilmente dovuto al fatto che scuotesse la testa mentre li suonava). Dopo questo primo antipasto usciamo qualche istante fuori e parliamo con un po' di persone e prendiamo aria, per poi tornare subito dentro ed accaparrarmi, insieme al mio amico Hany, una delle magliette dell'”European Conspiracy Tour”. Torniamo vicino al palco e vediamo il secondo gruppo emergente, i francesi Sweetest Devilry, prepararsi per il loro momento finché la sala si fa decisamente meno vuota rispetto a prima ed il secondo concerto comincia. Anche loro suonano Death/Thrash, solo molto più tecnico e con alcuni sprazzi Hardcore, e lo spettacolo è stato decisamente migliore rispetto a quelli degli Eufobia, anche solo per il fatto che le canzoni fossero molto più varie in termini di struttura e ritmo. Prima di questi due gruppi avrebbero dovuto suonare i Sudden Death, band romana di stampo Brutal Death Metal, ma un grave lutto familiare al loro batterista li ha costretti ad annullare tutte le date di supporto. Un vero peccato, conoscendo il loro chitarrista e cantante mi sarebbe piaciuto poterli finalmente vedere in live. Riusciamo nuovamente fuori a prendere aria e a tirare qualche giudizio sulle due band quando si fanno le 10:00 e tutti rientrano dentro, pronti per il primo piatto forte della serata, i Broken Hope.
BROKEN HOPE
Vorrei dire molte più cose su questa parte di serata, ma l'inaspettato evento accadutomi ieri sera mi impedisce di fare ciò a riguardo. I Broken Hope iniziano niente di meno che con “Womb of Horrors” e il massacro inizia: i suoni si rivelano subito essere ben regolati e Damian Leski si rivela subito un frontman dotato ed un cantante validissimo, che in live da il meglio di se rispetto allo studio. Mi intrufolo subito nelle prime pogate fino alla terza canzone della scaletta, “The Docking Dead”, quando avviene l'imprevisto: stando in prima faccio un headbanging sfrenato fin troppo vicino ad una delle casse spia sul palco e do una tempiata micidiale precisamente sullo spigolo. Il sangue non tarda subito ad uscire in gran quantità e insieme ad Hany mi dirigo subito in bagno a cercare di tamponare la ferita in qualche modo. Il barista mi da una mano a medicarmi non appena il sangue si ferma, fasciandomi la testa e chiedendomi se sto bene. Annuisco e ritorno in sala, dopo quei venti minuti di concerto persi a causa dell'incidente, quando i Broken continuano con “Gorehog”. Decido di godere il concerto restandomene lì senza partecipare ai restanti mosh che continuano a imperversare. In generale, il concerto è stato assolutamente impeccabile: la nuova formazione, capitanata dal chitarrista Jeremy Wagner e dal bassista Shaun Glass, si è dimostrata degna di avere le qualità giuste per poter sostenere il pesante fardello che il nome comporta. Ottimi, come già detto prima, il volume dei suoni e la presenza scenica dei cinque nonché la scaletta, alternando efficacemente i brani storici del passato con quelli dell'ultimo album.
IMMOLATION
Dopo essere nuovamente usciti dal locale, aver constatato il fatto che io stessi bene dopo l'incidente ed aver fatto qualche foto con i membri dei Broken Hope (annesso pure un piacevole dialogo con il chitarrista Chuck Wepfer), torniamo immediatamente in sala, vediamo il batterista Steve Shalaty sistemare la batteria e attendiamo fin quando non si presenta per primo Ross Dolan, seguito da Bill Taylor e Rob Vigna. Il concerto parte subito alla grande con la micidiale “Kingdom of Conspiracy” e la sala si scatena in una frazione di secondo, per poi continuare con un'altra title track, “Majesty And Decay” e così via, con poche pause tra una canzone e l'altra. Rimanendo in prima fila (come al solito non sono mai mancati i classici tizi con la birra in circolo che spintonano senza motivo come a cercare costantemente rogne) mi sono goduto meglio la presenza scenica del quartetto: Ross Dolan era scatenato e Rob Vigna si perdeva in gesti meccanici e per certi versi molto goffi mentre dava le plettrate sulla chitarra, mentre invece Taylor se n'è rimasto quasi immobile, scuotendo la testa di tanto in tanto. Nella scaletta è stato un piacere ascoltare perfino una delle tracce più vecchie della band, “Desponent Souls” (direttamente dal loro primo album) ed addirittura due riprese dal loro EP “Providence” (“What They Bring” e la title track) e un po' di dispiacere nel non trovare in mezzo canzoni a me care come “Keep the Silence”, “Illumination” o “Breathing The Dark”, ma non posso lamentarmi più di tanto. E' stata comunque molto equilibrata tra tracce nuove con quelle più vecchie. Infine vi sono stati i saluti e tutti se ne sono tornati a casa.
In generale da questa serata si è potuto constatare come i Broken Hope abbiano dissipitato ogni dubbio sul loro ritorno alle scene, mentre gli Immolation sono ancora oggi una vera e propria garanzia per ogni amante del Death Metal. Nel caso in futuro abbiate la possibilità di vederli dal vivo fatelo senza pensarci due volte; non ve ne pentirete.
-ULTHAR-
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