E' sempre difficile recensire un disco dai connotati fortemente sperimentali, specie se virati sulla Psichedelia. Il fattore emotivo è centrale e quando ciò accade risulta sempre difficile mantenere l'obiettività auspicabile. Cosa dire dunque su questo "SIM" degli italiani Little Boy Lost? Innanzi tutto potremmo dire che il duo padovano si diverte a frullare dilatazioni Psychedelic Rock, accelerazioni Punk-Rock, Indie, Stoner ed echi tribali fregandosene di tutto e di tutti. Se ne fregano della pulizia e delle imperfezioni. Se ne fregano se non sono perfettamente in "griglia". Se ne fregano se il cantato varia da una voce indolente e stonata o con la ruvidezza della carta vetrata, sino a toni suadenti come dolci carezze. Ora molti di voi avranno già storto il naso ma credo che i nostri se freghino pure di questo. Questo "SIM" non è un disco per tutti. Vi è un senso di incompiuto che aleggia fra le note di questo album. Il suo incedere scarno e volutamente aspro e selvaggio contribuisce a rendere il risultato affascinante: non direi bello (in senso classico), ma certamente magnetico. Personalmente li ho trovati di maggiore interesse quando flirtano con la Psichedelia pura, lanciandosi in arpeggi riverberati per poi esplodere all'improvviso come in "El Vermonts" o in "Venere". Ovviamente la pazienza è una carta fondamentale per godersi appieno questo album che necessita almeno due o tre ascolti per essere compreso a fondo. Per concludere, penso che se fosse uscito nei primi anni novanta e i ragazzi fossero di Seattle o giù di li, i riscontri sarebbero stati ben diversi… Consigliato!
VOTO: 7/10
-BERTUZZ-
Ascolto: http://littleboylost.bandcamp.com/
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