Al giorno d’oggi diverse band tentano di affermarsi sulla scena underground per poi acquisire una certa fama, anche se purtroppo ciò richiede un notevole impegno. Proprio in Italia, più precisamente a Pavia, una band di nome Underwell si cimenta nella realizzazione di un album dalle influenze Post-Hardcore. In sole dieci tracce viene dimostrata la capacità di saper comporre brani alquanto validi che meritano certamente diversi ascolti per poi essere apprezzati a fondo. La prima traccia “The Deception” si rivela un ottimo biglietto di presentazione: potenza all’ennesimo grado, diverse variazioni di ritmo e un’ottima prestazione vocale (che diviene più chiara nel ritornello) vi travolgeranno in pochi secondi, prima che il brano diventi sempre più lento, senza lasciarvi scampo. Sin dall’inizio la seconda traccia “Head will die” si dimostra coinvolgente e dinamica: l’alternanza tra diverse tecniche vocali rende il brano più piacevole e melodico anche nei tratti dove il ritmo viene notevolmente rallentato. Il brano non segue uno schema preciso, ed è proprio per i diversi cambiamenti che si rivela davvero originale. La furia devastante di “World of Pain” è pronta a travolgervi in men che non si dica, ma non aspettatevi un brano omogeneo e schematico: ad un certo punto, infatti, la melodia avrà maggior spazio grazie ad un timbro vocale più nitido e un assolo ben realizzato. Decisamente uno dei brani meglio riusciti. Non meno importante si rivela “A Shadow of the Night”, caratterizzata da una batteria martellante e in alcuni tratti da un’atmosfera malinconica; è anche presente un assolo, seppur breve ,che si adatta perfettamente alla canzone, rendendola un esperimento ben riuscito. Dimenticate ora quanto avete sentito precedentemente, perché la seguente “Sick Youth” comincia con un’atmosfera pacata e melodica che sfuria in seguito con una potenza devastante e improvvisa. I tratti in cui è presente anche la seconda voce potevano essere maggiormente rifiniti, ma nel complesso è una traccia che si fa apprezzare. Eccoci arrivati a metà percorso: riuscirà l’album a mostrarci altra musica di qualità? La risposta è sì! Alquanto malinconico è il brano “Bye Bye Black Bird”, che richiede diversi ascolti per essere compreso a fondo, ma la band si riprende con la seguente “Clean Cute Skin”. Il risultato è ottimo, decisamente tra le traccie meglio realizzate, grazie soprattutto agli ottimi riff di chitarra che contribuiscono a rendere una maggiore potenza. Brevi momenti di tranquillità ci verranno concessi soltanto dall’ interessante “The Healing”, che acquisisce una maggiore potenza e dinamicità nel ritornello, pur prevalendo un’atmosfera cupa. L’album si conclude in bellezza con “Round 3” e “The God Anxiety”, che si mantengono negli schemi già delineati. Si tratta di un ottimo lavoro che meriterebbe una maggiore attenzione da parte degli ascoltatori, perché una perla del genere come questa non può passare inosservata. Qui si sfiora la perfezione.
-MasterEvil-
VOTO: 9/10
Ascolto: https://www.youtube.com/watch?v=ilAvZtzgtaQ
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