"Impronte nella Cenere"
è il primo album degli Squieti, band proveniente dalla Puglia, precisamente da
Mola di Bari. Il trio composto da due chitarre/voce e batteria ha preferito non
dilungarsi troppo nelle informazioni inviateci sui componenti e le loro
esperienze passate, per dare più risalto alla loro essenza attuale ed alla loro
musica; cosa molto apprezzata e che farò immantinente anch'io. Il lavoro è
composto da 8 episodi che si dispiegano per mezzo di un Post-Core molto gradevole, con una voce presente e quasi sempre urlata che ben
si amalgama con le trame sonore che il gruppo crea. S'inizia con "Falesia" e "Fingersi
Morti" che cosi', d'emblèe, mi hanno ricordato un pochino i Glassjaw (ovviamente
potrei sbagliarmi ma nel genere per me è un complimento). Segue "T.M.P.",
strumentale che credo sia la chiave di volta del disco, punto attorno al quale
si sviluppa il lavoro di questi ragazzi. A mio avviso è con i restanti brani,
ovvero "Terra Bruciata", "B", "Veglia
Opaca" e "Stallo alla Messicana" che il
gruppo dimostra la propria personalità. Chiude il lavoro l'altra strumentale, "Maledetto",
brano per niente inferiore agli altri. In chiusura, dico questo: i ragazzi sono
tecnicamente preparati, hanno un songwriting decisamente fruibile e scorrevole,
buone idee e la giusta capacità per metterle insieme (nota di merito alla
batteria, sempre molto pulita e precisa ed ai testi, brevi ma sentiti ed
intensi che -e non è cosa scontata- palesano un'ottima padronanza della lingua
italiana). Forse l'unica pecca è un po' la produzione che non fa uscire la
giusta massa di suono della band, che secondo me è fatta per essere ascoltata
live; ma per un lavoro autoprodotto da una band che suona insieme da poco più
di un anno, va anche più che bene. Ci sono tutte le carte in regola per fare
meglio, perché questo è senza dubbio un buon inizio.
VOTO: 6/10
-LENA-
Ascolto
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