Gli Obsidian Tongue sono una band Atmospheric Black Metal fondata nel
2009 da Brendan Hayter, nel Massachusets. Dopo svariati demo e un full-lenght ("Volume I: Subradiant Architecture"), nell'estate del 2013 rilasciano questo
disco, "A Nest of Ravens in the Throat of Time". La prima canzone "Brothers in
the Stars" dona al disco un inizio lento, con un riff pesante ed opprimente, evolvendosi in
un incedere veloce e con una ritmica martellante. La voce mi riporta subito
alla mente i russi Alienation Cold, ma con dei cori in clean di
sottofondo. A metà il riff cambia e la batteria vira il ritmo spostandosi su
rullate e blastbeat; sono presenti anche inserti Prog molto effettati; l'ultima
parte del brano si discosta infatti dal resto dell'album come genere. Procede
sulla stessa linea anche "Black Hole in Human Form", anche se più oscura e con
una batteria che assume in più punti un incedere marziale. Perfetto l'assolo
iniziale di "My Hands Were Made to Hold the Wind", come il resto della canzone,
secondo me la più riuscita dell'album, dove la prova del vocalist è più malata
e toccante. Nel centro si interrompe bruscamente per fare spazio ad una parte
in cui colpi di batteria, fischi di chitarra e lamenti di sottofondo creano una
inaspettata sensazione di ansia, che viene aggravata dall'emozionante
proseguimento. Il quarto brano, "The Birth of Tragedy", prosegue sulla falsariga
del primo brano, inizio sulfureo e cori puliti già sentiti, come anche
l'intermezzo. "In Individuation" lo stile ritorna su quello del Black Metal
classico, in cui si intravede lo spettro dei Darkthrone di "Transilvanian
Hunger", molto più violento e primitivo; tuttavia non mancano i cori e gli
effetti che sembrano caratterizzare la band. L'ultimo brano è molto
interessante: parte con un intro molto lungo e meditativo, con la presenza di
un sintetizzatore e con gli immancabili cori, per sfociare in quello che è a
tutti gli effetti un brano DSBM. Che dire, un disco che ha i propri pregi ma
anche i propri difetti: purtroppo a questi Obsidian Tongue secondo me serve
molta più creatività; alcuni pezzi sono molto buoni, ma altri sembrano
decisamente ricalcati... La stilistica dopo un po' diventa piuttosto noiosa. Inoltre i pezzi (ad esclusione di "My Hands Were Made to Hold the Wind")
sono tutti oltre gli otto minuti, il che contribuisce a rendere piuttosto
pesante l'ascolto del disco. In conclusione un album buono, per la presenza di
brani come quello sopra citato e "Brothers in the Stars", oltre a
varie idee che si trovano in pochi altri gruppi del genere. Tuttavia non è un
lavoro che sapranno apprezzare in molti a causa della monotonia che investe
alcune sue parti.
-Gore666-
VOTO: 7/10
Ascolto
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