"L'Age d'Or", è il primo full-lenght dei Preti Pedofili, band formata da Andrea Strippoli, Enrico Romano e Francesco Strippoli. A differenza di molti gruppi nel mondo della musica Alternativa che utilizzano generi sempre più particolari per definirsi (creandone in realtà di sempre più fissi), i Preti Pedofili preferiscono etichettarsi "Post-Rock/Noise", dimostrando di saper uscire fuori dagli schemi, dando più importanza alla sostanza che al genere. Nell'ascolto del disco riecheggiano delle corde vocali veramente versatili (da cui è facile notare le impronte di Emidio Clementi e di Giovanni Succi, quest'ultima un po' troppo marcata, soprattutto nei testi di associazione libera come "Vio-lento"); la batteria rievoca a tutti gli effetti il prete intento nello stupro, non gli interessa altro, è nel suo mondo a battere ogni colpo nel modo più eccitante possibile; il basso ci dimostra che recita alla lettera il salmo di Begotten: "lo stupro non è tutto", mostrandoci ciò che ci resta attorno accompagnando il resto (ma non solo). La chitarra è veramente degna di nota, con una creatività in grado di sfoggiare la schizofrenia più pura e alienante (anche se gli assoli fanno perdere un po' dell'atmosfera che quasi a fatica raggiunge l'ascoltatore); le tastiere e i campionamenti spingono verso le proposte più sperimentali (come il finale di "Cancro"), che potrebbero essere più interessanti se sviluppate, invece che utilizzate come tappeti sonori o intermezzi. Utilizzare anche una narrazione in italiano è effettivamente molto di impatto, rendendo "L'Age d'Or" un ascolto più fluente e concettualmente più comprensibile, caratteristiche che probabilmente si sarebbero perse in un disco dove la qualità sonora non eccelle. A primo impatto il messaggio che questo gruppo vuole far cogliere può risultare giustamente surreale, e di conseguenza di difficile interpretazione, ma la loro ispirazione dal film di Bunuel e Dalì è un buon filo conduttore che accompagna tutto il disco. Lodevole l'impegno necessario a trovare un equilibrio tra il surrealismo più totale e la possibilità di comprensione da parte dell'ascoltatore, un equilibrio che purtroppo si può interrompere nell'ascoltare le narrazioni tratte da Aguirre, furore di Dio in Primo Sangue e il salto dal surrealismo di Bunuel al grottesco di Elias Merhige (Begotten). Se si pensa inoltre che "anche l'occhio vuole la sua parte" nel giudizio di un prodotto musicale, l'artwork di L'Age d'Or a primo impatto discosta dall'idea generale che l'ascoltatore può crearsi nell'ascolto del disco. La conclusione è che L'Age d'Or è comunque un prodotto maturo, con una serietà da non prendere troppo alla lettera, ma con una proposta sonora innovativa da spezzare gli schemi che la musica alternativa di oggi prefigge.
VOTO: 6,5/10
VOTO: 6,5/10
-A. Montecarlo-
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