In questi ultimi tempi sto assistendo a molte band che, nate
anni ed anni fa, ritornano in scena, ritentando di lanciare sulla scena Metal
mondiale il proprio prodotto, sperando che il progetto non si inceppi un’altra
volta ed abbia successo. Gli Italianissimi Dark Ages fanno parte di questo
filone: formatisi nel 1982, vedono luce soltanto nel 1991 grazie al debut album
“Saturnalia”; seguirà poi un lungo periodo di pausa e complicazioni varie, che
causeranno un grosso ritardo per l’uscita di “Teumman (Pt.1)”, avvenuta nel
2011. Sinceramente, se una band pubblicasse un album da facepalm dopo venti
anni a disposizione per la scrittura, mi arrabbierei non poco. Ma per fortuna
questo non è il caso dei Dark Ages: i nostri sanno emozionare, sanno
coinvolgere, sanno creare, sanno comporre, sanno far bene ciò che fanno. I
brani di Teumman spesso e volentieri vengono uniti fra di loro da intermezzi
sinfonici, creando così un vero e proprio racconto, grazie anche alle buone
lyrics cantate; niente a che vedere però con le strutture degli Echotime però,
band Metal-Opera italiana che sta emergendo piuttosto bene in questi ultimi
tempi. E approposito degli Echotime, devo precisare una cosa: i Dark Ages non
soffrono di quel problema che affligge molte band (Echotime compresi), vale a
dire quel maledettissimo e fastidioso accento italiano. Ed è proprio qui che i
DA trovano un punto di forza, grazie al bravissimo cantante Davide, dotato di
una voce personalissima, nonostante non sia molto dotata in estensione. E che
dire poi delle sinfonie e melodie, create da archi, pianoforti e quant’altro:
emozionanti, toccanti, trascinanti; un tessuto perfetto per confezionare un
tappeto sonoro d’alta qualità, messo precisamente in risalto. Batteria e basso
formano buonissime strutture all’insegna del Progressive, Heavy Metal e Hard
Rock, sfruttate saggiamente dal riffing del bravo chitarrista e anche dalle
tastiere, soprattutto nelle parti più Prog. Personalmente trovo ogni brano
contenuto in Teumman ottimo, da quelli più Rockeggianti a quelli Progressivi:
la sostanza c’è sempre, sia quella tecnica-costruttiva che quella emotiva. Un
album molto teatrale che racchiude tutti gli ingredienti per creare qualcosa di
grosso, niente di più niente di meno. Emozionante, distinto, intraprendente.
Fantastico.
VOTO: 8/10
-SADIK-
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