Avete presente i saloon spesso presenti nei film western, dove si svolgono eventi che vanno dalle bevute in compagnia alle lotte epiche tra fuorilegge? L’album in questione potrebbe essere usato per dilettare gli abitanti del deserto da noi ben conosciuti: si avverte quel suono “rozzo” e poco raffinato, tipico dello Stoner/Sludge Metal, influenzato dal Blues e adornato con una voce in stile Lynyrd Skynyrd. Tralasciata la breve performance vocale “Ain’t no river”, che funge da interludio, passiamo al primo vero brano: “God bless You”. Le caratteristiche sono quelle già citate, sebbene in alcuni tratti prevalga maggiormente la melodia. Buone le prestazioni vocali e molto singolari i riff di chitarra, che prevedono spesso l’utilizzo del bending. L’ascolto diviene ora più impegnativo con “Black Diamond”, in quanto non resta facilmente impressa. Sembra di sentire il caro vecchio Lemmy dei Motorhead su una serie di riff lenti e talvolta cadenzati; questa volta viene in particolar modo messo in evidenza il lavoro alla batteria. Eccellente e di gran lunga superiore alle precedenti la traccia “Where the wild Stories Grow”, che potrebbe benissimo essere usata come colonna sonora di un film. Le performance melodiche della voce conferiscono al brano un’ energia davvero gradevole e che diviene sempre maggiore dopo una breve pausa. Le sorprese però non finiscono qui: la seguente “Swallowed” si mantiene sugli stessi schemi con un' introduzione lenta che acquista sempre più dinamicità, grazie anche alla batteria martellante. Qualche nota di chitarra introduce in seguito “Bigfoot”, che procede con potenza e melodia fino all’interludio, dove viene ripreso il riff iniziale, prima che il ritornello venga riproposto con maggiore intensità. Ottimo il lavoro alla batteria ancora una volta all’altezza della situazione. Ancora una volta il bending avrà il sopravvento nel riff principale di “Normal Life”, brano che sarebbe perfetto se inserito nei titoli di coda di un film horror. Ora però ci aspetta l’interessante “Ballad of the broken legs”: il brano nel complesso presenta un’atmosfera pacata, eccetto nei momenti di inaspettata dinamicità. Mettiamo da parte la potenza perché in “Anansi” verranno messe in evidenza principalmente la voce e le chitarre, mente la batteria effettua un semplice accompagnamento. L’album ora sta per terminare, restano soltanto due tracce. Mentre “Brand new star Messiah” presenta gli schemi seguiti fin’ora, ”I love you but the Dog” è più cupa e malinconica. Si tratta di un lavoro perfetto per gli amanti del genere, ma presenta una pecca non poco rilevante: la qualità di registrazione. Talvolta, infatti
VOTO: 8/10
-MasterEvil-
Ascolto: http://www.youtube.com/watch?v=m1iNgEjjxM0
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