Sono abituato a scindere Ambient e derivati in due generi, stabiliti secondo criterio geografico: quelli che ascolterei in aereo (Stalaggh, Arcana Coelestia, Diagnose: Lebensgefhar) e quelli che ascolterei camminando (Death Cube K, Orannsi Pazuzu, ColdWorld). Qual è la differenza? Semplicemente, quella che nel primo è la parte unica e assoluta, nel secondo viene ridotta alla base per tutto ciò che, successivamente, vi sarà montato sopra: arpeggi acustici, virtuosismi elettrici, melanconiche ballate, violini struggenti, scream, distorsioni, effetti audio, et cetera. Inutile dire che qui la carta vincente dovrà essere la tecnica, mentre nel primo sarà la creatività a far da padrona. Le strade che essa può prendere sono infinite, dall’ Ethereal Wave al Nu Jazz, ma qui Uruk-Hai decide di piantare i piedi per terra e regalarci un solido Dungeon Synth con cadenze Black/DSBM. Nulla di eccezionale, ma il gusto spartano della prima traccia la rende comunque godibile e orecchiabile, stile pane e salame (o, se siete vegetariani, tofu). Se non fosse che, forte della sua esperienza, Uruk-Hai insegue la follia del Prog inglese, proponendoci con arroganza una seconda versione del brano, e proprio quando la nostra bocca si è preparata a scovare l’ingrediente nascosto, ci rendiamo conto che è praticamente un copia e incolla mascherato con qualche effetto, valido magari per un album successivo come bonus track, ma non come piatto principale della nostra cena. Questa caduta rovina totalmente l’album, che nel complesso sarebbe risultato, per quanto breve, piuttosto interessante (specialmente la terza traccia, più minimalista e spettrale), anche se, per quanti ascolti potremo mai eseguire, ci lascerà sempre un senso di incompiutezza peculiare dell’ Ambient. Un errore imperdonabile, che dimezza quello che sarebbe potuto essere un sei pieno.
VOTO: 3/10
-Mørke-
Ascolto: http://obscuredungeonrecords.bandcamp.com/album/lebensende-winter
Facebook: https://www.facebook.com/urukhaiofficial
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