Nel momento più bisognevole, nell’ora piuttosto luttuosa per il genere Progressive, ecco che risbucano, come delle talpe da sottoterra, gli eclissati Dragonhammer, grazie al loro nuovo album "The X Experiment". La band sin dall’inizio della loro carriera, fucinata nel 1999, ha saputo piallare una loro propria strada personale, sbriciolando dal loro primogenito demo "Age Of Glory" una mollica dopo l’altra, che però dopo "Time For Expiation" del 2004, inesplicabilmente, è come se i componenti del gruppo abbiano avuto una metempsicosi in chirotteri, dileguandosi nella mesta notte del dimenticatoio; ma miracolosamente non è risultato così. L’interstizio di silenzio durato quasi una decina d’anni ha dato modo ai Dragonhammer di restaurare il loro sound, insabbiando il loro atavico Power Metal degli esordi per poterlo soppiantare, caldeggiandosi invece sul fiotto dell’egregio Progressive Metal. Anche la formazione della band è mutata con il passare del tempo, vedendo disertare il batterista Raf Condemi e il tastierista Alex Valdambrini, annettendo nel 2011 il nuovo tastierista Giulio Cattivera e nel 2013 il chitarrista Giuseppe De Paolo. "The X Experiment" è con concept album futuristico basato sulla storia ambientata in un mondo post-nucleare, dove l’umanità regna nel caos. Un rituale quello del concept abbastanza d’ispirazione per molte band italiane, come ad esempio i loro connazionali Dark Lunacy (vedasi "The Diarist"), i Lacuna Coil ("Karmacode") ed i Rhapsody Of Fire, ma sopratutto dischi come quelli dei Vision Divine ("The Perfect Machine") e degli Edge Of Sanity (Crimson). Ogni canzone, escludendo l’introduzione “It's Beginning”, quindi partendo dalla prima “The End Of The World” fino all’ultima “Last Solution”, sono tutte celesti, in particolare "Escape" e "Follow Your Star"; una precisazione su “The Others”: alcune delle sonorità di tastiera ricalcano appieno l’olezzo di Pasi Hiltula, dell’album degli Eternal Tears Of Sorrow, "A Virgin And A Whore". Riguardo al lavoro svolto dalle chitarre, si può dire che creino affascinanti linee melodiche, ma con altrettanti scorci di ritmiche bramite e idrofobe. Giulio Cattivera invece attinge al suo vocabolario, rinvenendo lessici di alcuni album dei Vision Divine, prendendo spunto anche dagli inserti elettronici, riadattandoli al tipo di contesto musicale, elargendo refoli sia sinfonici che acustici di pura matronale eleganza, come il pianoforte passionale in “Escape”. La voce di Max Aguzzi si presenta in maniera fluente in tutto l’album, con un timbro vocale a tratti abrasivo e avvolte flautato. Nell’album troviamo degli ospiti speciali come Roberto Tiranti (vocalist dei Labÿrinth), che canta nella song “The End Of The World” e Titta Tani, che stornella invece in “My Destiny”. Come batterista non ufficiale ma che ha preso parte alla registrazione troviamo David Folchitto, drummer attuale dei Stormlord; e per finire Francesco Fareri, chitarrista ultratecnico, chitarrista solistico già in attività da tempo. Per quanto riguarda la registrazione, il mixaggio e la masterizzazione sono assolutamente ad un livello qualitativamente eccezionale: ogni singolo strumento si sente e si distingue perfettamente... Non sentivo questo tipo di azzimata pulizia sonora dai tempi del chiaroveggente "This Godless Endeavor". Un ottimo ritorno dei Dragonhammer, con un The X Experiment altrettanto allettante.
VOTO: 8,5/10
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